Lunedì sera con un po’ d’incertezza sono andato a sentire Trentemøller. Ebbene sì, non ero molto convinto, perché devo ammettere che i suoi ultimi dischi non mi sono piaciuti tantissimo. Ma facciamo qualche passo indietro
Per chi non lo sapesse Anders Trentemøller è un musicista e dj danese diventato famoso a metà degli anni duemila attraverso il suo sound minimal. Ricordo bene che quando nel 2006 uscì il suo primo album The Last Resort mi conquistò immediatamente. Quando ormai sette anni fa passò da Bologna con il tour di quel disco corsi subito ad acquistare i biglietti. Il suo live accompagnato da un batterista e un bassista mi lasciò a bocca aperta.
Da quel disco sono cambiate tante cose. In primis è cambiato il sound di Anders, che si è arricchito vistosamente di chitarre, vocals e percussioni perdendo così la sua natura originale. Vi confesso che questa evoluzione non mi ha mai convinto molto, la nostalgia di quei suoni prendeva sempre il sopravvento.
Come vi stavo raccontando lunedì con tutto il mio scetticismo mi sono recato all’Estragon a Bologna. Ero convinto di tornare a casa deluso e invece prima ancora che Trentemøller salisse sul palco le mie orecchie erano già in estasi. Ad aprire il suo concerto ho trovato Tom and his Computer. Se vi state chiedendo “e questo chi è?” vi confido che è stato anche il mio primo pensiero. Ignoravo completamente questo artista, ma il suo live sebbene breve è stato davvero una scoperta interessante. Sicuramente il ragazzo (che in realtà non è più giovanissimo) è da tenere d’occhio!
Una volta che Tom e il suo computer hanno finito il loro show è stato il momento di Trentemøller che si è presentato sul palco accompagnato da un batterista, un bassista e due chitarriste, come a dirmi: scordati pure il mio sound minimale. E così è stato. Dopo una paio di canzoni il mio scetticismo era completamente sparito. Anders è cresciuto, la sua musica si è inevitabilmente evoluta e quel ragazzo che ricordavo timido dietro ai suoi synth ora si scatena sul palco insieme ai suoi musicisti, dando vita ad uno show travolgente per tutto il pubblico.
Così a fine concerto dopo la fantastica Silver Surfer, Ghost Rider Go!!! mi rendo conto che ero rimasto troppo attaccato al passato da non riuscire ad apprezzare la nuova natura di un grande artista, e che i miei commenti rischiavano di suonare un po’ come i discorsi dei nonni che iniziano con “ai miei tempi”.
D’un tratto ero pronto a passare sopra alle mie piccole critiche, perché poco importa se Miss You suonata con lo xilofono rendeva meno dell’originale o se Moan con tutte quelle chitarre aveva un sapore un po’ troppo new wave perché alla fine dello show tutto l’Estragon era in visibilio, persino gli scettici come me.