Il More Festival si propone come evento di musica elettronica border line rispetto al consueto flusso underground, risultando quindi mai scontato e banale. Giunto alla sua terza edizione, ha da un paio d’anni luogo nell’incomparabilmente splendida cornice della laguna Veneta e più precisamente, nel chiostro del monastero benedettino dell’isola di San Servolo a Venezia. Noi di Undernoise siamo stati ospiti del festival Venerdì 5 Giugno durante la seconda serata dell’edizione 2015.
Arrivati a Venezia, parcheggiamo al Tronchetto e in 5 minuti a piedi troviamo il battello che ci attende per accompagnarci all’isola. Nel giro di una mezz’oretta (fermate comprese) arriviamo a destinazione, godendo durante il viaggio dello spettacolo offertoci dalla città lagunare al tramonto, innegabile valore aggiunto dell’evento.
Alle 19:30 circa siamo nella corte interna dove ha luogo il More. L’atmosfera è davvero splendida: la location è oggettivamente affascinante e la gente… beh, non vorremmo sembrare spocchiosi ma veramente non siamo stati in grado di trovare in tutta la serata un guastafeste o un attaccabrighe, che purtroppo sembrerebbero oramai un must di ogni serata nel Belpaese. Il merito di ciò crediamo sia da ripartirsi in egual misura nel prezzo non propriamente popolare (35€ potrebbero far storcere il naso ai più, in special modo in assenza di “big” nella timeline) e nell’organizzazione italo-transalpina. Infatti, si sente vociferare più francese che italiano e se il risultato dal punto di vista dell’educazione è questo, non abbiamo che da imparare.
Il main stage è piacevolmente “intimo” ma non per questo, scarno: un plauso anche al service che ha lavorato con qualità ma senza risultare invasivo o inutilmente ampolloso. Il suono è caldo, avvolgente e soprattutto, al volume giusto: nè troppo basso nè inutilmente doloroso. Le luci paiono in misura sensata e utilizzate con criterio, forse manca un visual ma di sicuro meglio niente che qualcosa di qualitativamente scadente. Niente transenne tra il pubblico e i guest, solo degli “obbligatori” subwoofer, a ulteriore riprova dell’educazione media dei partecipanti.
Ad allietarci la serata iniziano i Villanova, il duo elettronico francese si esibisce in formazione live (con l’aggiunta di una voce femminile e un trombettista), la loro musica è semplicemente azzeccata per il contesto e e azzeccata per l’ospite che salirà sul palco successivamente. Un’esibizione molto raffinata, proprio come il sound da loro proposto, non ha caso in questi anni hanno stampato i loro dischi su label come My favourite robots records, Cocoon, no. 19 Music e Rebirth. Era la prima volta che avevamo il piacere di sentirli dal vivo, ne siamo rimasti piacevolmente colpiti.
Dopo i Villanova ecco il piatto forte per noi: Ame, il progetto teutonico stasera era rappresentato da Frank Wiedemann (che ne è anche un po’ l’anima)., la sua partenza è lenta e ben si concilia con quanto si è svolto poco prima sul palco, dopodichè si alzano i bpm e i e le frequenze basse, una selezione al passo con lo stile Innervision (non poteva non essere così), melodie e ripartenze techno, delicatezza e potenza si sono alternate sotto la direzione del maestro dell’orchestra Wiedemann. Il richiamo alle sonorità espresse anche da Dixon è evidente, il loro approccio è simile ma non uguale, si sente comunque il filo conduttore che lega il loro stile che ormai è perfettamente cesellato da un decennio.
Unica nota stonata ma veramente stonata: il servizio bar. Saremo brevi: costringere dei malcapitati ad attendere almeno mezz’ora per qualsiasi cosa da bere con temperature che anche a notte inoltrata sfioravano i 30°C è semplicemente un supplizio. Da rivedere profondamente.
Il nostro giudizio finale è decisamente positivo, attendiamo la quarta edizione, ci vediamo nel 2016 a Venezia con il More Festival!!
“Venezia More Festival | 5 Giugno 2015
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From Un giorno al More Festival 2015, posted by Undernoise on 6/17/2015 (47 items)
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