Si è conclusa da poco l’ultima edizione del Sonar, Barcellona ormai è un ricordo, profondo e intenso, come ogni edizione. Quest’anno ci portiamo dietro degli ottimi ricordi e alcune riflessioni.
Trentemøller: live energico, vitale. Nello stage “molto coccolo” del Sonar Hall al By Day il dj danese con la sua formazione non ha tradito le nostre attese. Un’ora di fuoco e fiamme con un pubblico in visibilio. Non posso che concordare con Quara per quello che diceva qualche post fa (undernoise.it/back-to-trentemoller), il Trentemoller che si presenta davanti al pubblico oggi è si mutato, ma a parer mio più completo. Il dj sembra essere ora ora solo un’appendice del live che ha saputo costruire nel corso degli anni anni. Inutile raccontarvi del tripudio quando è stato il momento di Moan! Esperienza potente ed elettrizzante!
Plastikman: Vi dirò la verità ho provato questo azzardo: all’uscita dell’album ero tentato di ascoltarlo, ma poi mi sono detto “quale occasione migliore per ascoltarlo se non fra due giorni dal vivo?” e allora mi sono fermato subito [si dai una sbirciata l’ho data ma poca roba]. Hawtin in questa veste mancava da un po’ di tempo, lo show proposto nella cornice del Sonar Village del By Day è suggestiva. Il monolite luminoso catalizza l’attenzione di tutti, all’inizio dello show, da quanto ipnotizzato ero, quasi non mi rendevo conto di dove diavolo fosse Hawtin a muovere le corde della sua creatura (in realtà ce l’avevo a pochi metri di distanza). Il ritmo è incalzante, un’onda capace di trasportare anche il classico italiano ignorante giunto lì senza sapere la differenza tra Plastikman e un normale set di Hawtin (scusate l’acidità ma non ho potuto fare a meno di notare qualche faccia che forse si attendeva altro quella sera). Il monolite in mezzo allo stage pulsa a ritmo, facendo quasi assumere allo show un carattere di installazione d’arte moderna. Dopo queste due ore intense per me il sonar poteva già finire, avevo inanellato due live a cui speravo di assistere.
Röyksopp: Venerdì siamo arrivati in tempo per il rotto della cuffia a sentire i Röyksopp (Barcellona è un turbine di feste che a volte rischiano di risucchiarti durante la settimana del Sonar). Sarebbe stato un vero delitto perdersi la performance di Torbjørn e Svein, se non altro per il fatto che quella del Sonar è praticamente la data 0 del loro Do It Again Tour 2014. Saliti sul palco con una cospicua dote di rinforzi (in quanti musicisti saranno stati? 10? Chi lo sa), hanno letteralmente elettrizzato il pubblico del Sonar Club, coadiuvati dall’incantevole voce di Robyn, che si eleva scintillante di classe e di talento come il suo paese d’origine
Moderat: giunti ad una certa ora la nostra truppa si divide, voliamo da uno stage all’altro per assicurarci i primi posti davanti al palco (come sempre) per lo spettacolo dei Moderat. Il trio composto dai due Modeselektor e Apparat suona davanti a una scenografia minimale di schermi e retroproiezioni dei celebri disegni che caratterizzano la loro discografia. Una cosa che ho imparato in questi anni al Sonar è che qui si predilige spesso l’essenziale al futile; qui la musica è la vera protagonista non il contorno (a differenza di altri festival che necessitano di orpelli per dare valore aggiunto alla carenza artistica). Dal vivo il trio guadagna una marcia in più, la gente si fa trasportare in pieno dalla storia che viene raccontata sul palco. Pelle d’oca quando partono le note di Bad Kinngdom, un coro si alza nello stage.
Caribou: la performance del canadese è intima. Intima per il modo di stare sul palco a piedi scalzi, intima per la disposizione della sua formazione, intima per il modo di interpretare la sua musica. Caribou si presenta live con una formazione quasi rock: batteria, due tastiere e chitarra. Oltre ovviamente a uno svariato numero di ammenicoli elettronici per ogni componente. Ricordiamoci però che ci troviamo a un Festival de Mùsica Avanzada, quindi il buon Dan e la sua tastiera sono in prima fila ma di taglio, con la batteria a fronte e gli altri due elementi appena dietro: riscatto del cuore della sezione ritmica che guadagna un dovuto posto d’onore, vista l’importanza che ricopre nella musica elettronica e appunto atmosfera intima, quasi da sala d’incisione che fa il paio con lo stage volutamente minimal del Pub, che scaglia verso il pubblico l’introspettiva psichedelia dell’artista canadese
Quest’anno ci siamo fatti meno dj set, ma qualcosina lo stesso abbiamo ascoltato. Piccola nota: a volte mi chiedo come diavolo sia possibile far suonare negli stessi stage artisti musicalmente opposti? Royksopp, Flux Pavilion, Pretty Light, Recondite, Hawtin, Loco Dice.
Comunque bene Recondite, meno bene chi lo ha seguito: Richie Hawtin. Nel suo set notturno al Sonar By Night non l’ho gradito più di tanto, rispetto agli show Enter delle ultime edizioni secondo me aveva una marcia in meno (voluta?). Il motto è “meno Hawtin e più Plastikman“. E non lo dico perchè avevo ancora negli occhi e nelle orecchie lo show di Plastikman, ma perchè onestamente non mi è piaciuto. Ora criticatemi pure, ma lungi da me essere uno che da per oro colato qualsiasi cosa faccia un mostro sacro come Richie. Apoteosi invece per il nostro connazionale Capriati che prima (venerdì) ha fatto sfaceli alla festa Drumcode all’Atlantida Beach e poi si è lanciato (domenica) in un memorabile set di 7 ore. Devo essere onesto, avevo dei preconcetti sui i mega-set, ma qui Joseph ha spinto come un treno salendo man mano, divertendo e divertendosi dal primo all’ultimo minuto. [City Hall:club a misura d’uomo, impeccabile davvero, ma vi prego abbassate l’aria condizionata, mi sono portato il ricordo in Italia di questo! :/ ]
In chiave #offsonar Siamo passati a trovare il nostro amico Dema, al rooftop party organizzato da WeConcept al Gallery Hotel. Pietro ha suonato B2B con Paride Saraceni in un atmosfera tipica di Barcellona durante i sonar days. Piccola piscina, impianto calibrato e giovani in costume a divertirsi. Fra qualche giorno pubblicheremo il video che abbiamo prodotto per lui e prossimamente sarà nostro ospite per l’intervista.
Note dolenti #offsonar > ci siamo imbattuti in un dress-code che non ci ha permesso di assistere ad uno showcase, a parer mio il “vestirsi a modo” è poco affine all’atmosfera del Sonar, pur trattandosi di una festa all’ultimo piano di un bell’hotel (W). Mentre in altre occasioni ci siamo ritrovati in locali carenti dal punto di vista audio (vedi al club Sotavento durante lo showcase della Deeperfect), oppure inadatti per i nomi proposti in lineup. La riflessione è che purtroppo, anche qui, con la scusa di un OffSonar party, alcuni promoter cercano di fregare il clubber di turno con eventi non all’altezza del prezzo proposto.
Anche questa volta torno in Italia con la malinconia e la consapevolezza che eventi del genere in Italia li possiamo solo immaginare.
alla prossima estate Barcellona! ciao dal team di Undernoise.it