Kraftwerk: il racconto della data italiana a Firenze
Nella fine degli anni ’60 due studenti di musica della Robert Schumann Hochschule di Düsseldorf, Ralph Hütter e Florian Schneider, appassionati già allora delle sperimentazioni sonore più avanguardiste del periodo, si conobbero e diedero vita ad uno dei progetti musicali più importanti della storia della Musica: i Kraftwerk. Insoddisfatti dalle sonorità e dagli strumenti dell’epoca, da subito cercano di innovare l’universo musicale, ispirati in primis dalle composizioni visionarie di Karlheinz Stockhausen (impossibile non citare il Helikopter-Streichquartett, composizione per quartetto d’archi ed elicottero). Superati in pochi anni i limiti imposti dagli strumenti musicali classici della scena rock, grazie all’uso di sintetizzatori e drum machine, i Kraftwerk si impongono con forza come i pionieri indiscussi dell’elettronica, influenzando decine di artisti nella loro lunghissima carriera. Dal primo e seminale disco, l’omonimo Kraftwerk del 1970, sono passati ben 45 anni, un viaggio lunghissimo che li ha portati a suonare in ogni angolo del pianeta. In particolare, il 16 novembre, il famoso Kraftwerk 3D Concert è arrivato al nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, unica data italiana del tour mondiale 2015.
Data la natura della loro musica, una location contemporanea e di classe come il nuovo teatro fiorentino è a dir poco perfetta. Disegnato dall’architetto Paolo Desideri, l’edificio è meraviglioso sia all’esterno, monolitico e moderno, che all’interno, avvolgente ed elegante. All’ingresso della sala sono stati dati a tutti i partecipanti gli occhialini per lo spettacolo video tridimensionale, racchiusi da un pacchetto rosso marchiato Kraftwerk che sicuramente finirà tra le memorabilia degli appassionati.
Senza indugi, alle 21.00 precise, le luci si spengono e il sipario si apre. Tra le urla dei presenti, il quartetto di Düsseldorf da il via alle danze, dopo una suggestiva intro di vocoder, con Numbers. Il palco è come da tradizione minimalista: sullo sfondo uno schermo sul quale vengono proiettate in 3D le immagini dal sapore vintage e, davanti, indossando le iconiche tutine attillate, il gruppo nella formazione ormai stabile dal 2008. Formazione che rimane immutata negli anni anche nelle posizioni sullo stage (da sinistra a destra Ralph Hütter, Henning Schmitz, Fritz Hilpert e Falk Grieffenhagen). Davanti a loro, una console altrettanto minimale decorata da led che nasconde al pubblico la strumentazione usata da ciascun componente. L’impatto sonoro è subito notevole e colpisce la cura con cui è stato equalizzato il tutto. L’acustica in platea è pressoché perfetta, solo qualche vibrazione di risonanza di parti della sala minano l’esperienza uditiva, ma solo in poche situazioni quando si raggiungono frequenze particolarmente basse. Rimane comunque il miglior live dal punto di vista acustico a cui abbia assistito (solo i Massive Attack, per esperienza personale, possono avvicinarsi).
A Numbers seguono cinque canzoni sempre tratte da Computer World (1981), tra le quali Computer Love (con il motivo di synth reso celebre dai Coldplay in Talk), quasi a voler imprimere da subito quanto il calcolatore sia stato importante nella loro carriera. Di sicuro effetto Pocket Calculator, nella versione con testo in parte italiano, a chiudere la parentesi Computer. Segue questo inizio una spettacolare The Man-Machine, i pochi suoni che compongono il pezzo sono cristallini e vanno a creare un muro sonoro che smuove le interiora. La voce di Hütter, manipolata dal suo vocoder, è inconfondibile e potente. Le scarse parole presenti nei ricercati testi dei Kraftwerk sono sempre efficaci e ben impresse a caratteri cubitali dal proiettore sullo schermo. L’accompagnamento video dello spettacolo, infatti, è tanto semplice quanto di grande effetto. Grazie al 3D, le immagini arrivano davanti agli occhi annullando la distanza tra spettatore e artisti, rendendo ancora più intimo un evento dall’aspetto esclusivo come questo. I proiettori avvolgono i presenti con immagini psichedeliche, tecnologicamente “antiche” (direttamente dall’era della grafica vettoriale di Asteroids) o dal sapore sci-fi retrò, come quelle che fanno da sfondo a Spacelab, dove vediamo un disco volante atterrare davanti al Nuovo Teatro di Firenze.
Il live prosegue senza sosta con tutti i grandi pezzi della loro discografia con l’aggiunta di una piccola chicca come Tour de France nella prima versione del 1983.
Visti i recenti avvenimenti di cronaca Parigini, i cinque pezzi dedicati alla famosa gara ciclistica francese, con le immagini storiche della corsa proiettate sullo sfondo, vengono accolti con grande empatia dal pubblico. Il momento di silenzio dopo le varie Étapes di Tour de France è sicuramente rivolto al popolo parigino e tutta la platea risponde con un caloroso applauso.
Si riparte veloci, tornando nel passato con alcuni brani tratti da Trans-Europe Express (1977). Come delle macchine, il gruppo suona senza sosta e con movimenti corporei minimi. La sintesi uomo-macchina diviene però totale quando, dopo una breve pausa a sipario chiuso, sul palco troviamo quattro automi semoventi a rimpiazzare i membri del gruppo sulle note della celeberrima The Robots. Il brano (totalmente in playback), unito all’inquietante e lenta danza degli androidi, è meravigliosamente ipnotico.
Finita la pausa robotica, ci si avvia verso l’ultima fase del concerto, aperta da una straordinaria Aéro Dinamik; le potenti basse frequenze e l’alzarsi dei bpm fanno venire voglia di alzarsi e scatenarsi.
I Kraftwerk scelgono infine di chiudere il lungo live con brani tratti da Techno Pop (aka Electric Café, 1986), titolo che forse esprime al meglio il genere proposto dai musicisti teutonici. Ironicamente, l’ultimo brano del concerto è Musique Non-Stop, dove uno ad uno, partendo da Falk Grieffenhagen, i Nostri ci salutano dopo una personale improvvisazione sulla propria console. Con molta classe, si allontanano dagli strumenti, inchino a lato palco e saluto al pubblico. L’ultimo ad andarsene ovviamente è Hütter, che, dopo un breve solo al synth, viene salutato con un’ovazione da tutto il teatro.
Si chiudono così due ore abbondanti di spettacolo unico e inimitabile. La proposta dei Kraftwerk è rimasta immutata negli anni, ma anche questo fa parte della loro unicità. Nessuno propone un sound come il loro. Ancora adesso, a distanza di trent’anni dai loro capolavori, artisti elettronici moderni faticano ad emulare una connessione uomo-macchina così profonda. “Ralf und Florian” arrivarono a questa formula negli anni ’70, compresero il futuro prima di chiunque altro e in quel preciso momento diventarono robot immuni al passare del tempo.
Probabilmente questo è stato il live più bello che abbia visto fino ad ora, se avrete quindi la possibilità di assistere al 3D Concert in una location di livello come quella fiorentina non pensateci due volte. Nel frattempo, non resta che attendere il tanto chiacchierato album numero 9.
Setlist:
Vocoder Intro / Numbers
Computer World
Home Computer
Computer Love
Pocket Calculator (Italian)
The Man-Machine
Spacelab
The Model
Neon Lights
Autobahn
Airwaves
Geiger Counter / Radioactivity (Fukushima)
Electric Cafe
The Telephone Call
Tour de France 1983 / Tour de France 2003 (Étapes)
Trans-Europe Express / Metal on Metal / Abzug
The Robots
Aéro Dynamik
Planet of Visions
Boing Boom Tschak
Techno Pop
Musique Non-Stop