Lunedì, un anonimo pomeriggio di novembre, mentre edito un pessimo documento, pure con scarsi risultati, d’un tratto un amico (se leggete Undernoise forse lo conoscete) irrompe su Facebook linkandomi un video. Dato il mio grande interesse per quello che sto scrivendo, mollo tutto e ovviamente clicco sul link, che mi rimanda a Rolling Stones e data l’estrema noia indotta dal lisergico pomeriggio d’inizio settimana, leggo pure la descrizione.
Per chi non avesse letto o visto il video, che in questi giorni è decisamente inflazionato, si tratta di una dichiarazione d’intenti creata dalla nota rivista, non nuova a queste operazioni, che si prefigge di sconfiggere la cattiva dance, che imperversa di questi tempi e individuando, nei nuovi “dj popstar”, i portatori sani di questa piaga. Tutto questo lo fa senza lesinare definizioni e epiteti davvero poco lusinghieri, ma di primo acchito, il messaggio mi sembra pure condivisibile, per quanto mi riguarda, questa dance tamarra e truce è indifendibile, come sono indifendibili quei dj che dalle buie e fosche scene dei club, sono saliti alla ribalta nelle luci della popolarità, dando sfoggio delle peggiori abitudine da starlette. Magari un po’ nostalgico e forzato il richiamo alle chitarre e al solo rock come unico vero genere , ma nel complesso buoni propositi, sorvoliamo sulla premessa di immagini forti, che poi così non sono. Mi pare logico intuire che si voglia dare una svolta all’andazzo, smettere d’occuparsi di becere pop star affiliate al dj di turno e tralasciare i dance floor per tornare ai cari e vecchi palchi per le vere band.
Visionato più volte il video, il mio corpo, che ancora quel documento aperto che brama frasi,paragrafi e capitoli, mi porta a cliccare sulla homepage di Rolling Stones, che inizia a far serpeggiare nella mia mente una parola, una parola che inizia per i, ma che non è ancora lampante, ma intanto i miei occhi vedono questo:
Subito una botta di qualità, perché diciamocelo Miley Cyrus che smignotta e finge di drogarsi agli VMA 2013 è rock come l’esibizione di Neil Young and Pearl Jam nel lontano 1993 sempre agli VMA, segue
dove non si nota nemmeno un po’ quale sia lo sponsor e ancora:
le immancabili gallery ,che ancora non mi hanno chiarito bene chi metta i soldi per l’evento.Infine, la botta di qualità estrema, che fa veramente capire che loro sono per la buona musica rock, sincera, strumentale, che guarda ai veri contenuti e non alle pugnette markettare:
Quella famosa parola che mi stava balenando in mente è un po’ più chiara, e se questo fosse un cruciverba potrebbe essere così descritta: è quello che si dice quando qualcuno dichiara un’intenzione ma agisce in modo opposto. Presa visione del video e visti gli articoli le cose si fanno stridenti, se da una parte il video comunica e celebra una missione, non si fa tempo ad averlo assimilato, che i concetti appena espressi vengono istantaneamente spinti fuori dalla materia grigia da tutt’altri contenuti. Dichiarare abbasso i dance floor e i dj e poi inzaccherarsene perché bisogna campare, non solo con articoli, ma pure con partnership, non è la più coerente delle strategie. Ora, come prevede un buon post, dovrei trarre una conclusione, ma siccome i toni sermonici, per usare parole di Rolling Stones, non mi si addicono, vi lascio con il video.