Quanti amano postare sul proprio social network la canzone che gli passa per la testa e da cui non riescono a liberarsi, se non tramite la condivisione..! Quanti sentono la necessità di pubblicare il pezzo che descrive al meglio il proprio mood, in attesa del like di qualcuno preso allo stesso modo..!
Ebbene, per tutto ciò oggi potrebbe non esserci il tempo.
Ecco perché bisogna attrezzarsi! Vediamo qualche spunto:
In base a dove ci troveremo, a con chi saremo, a qual è il nostro modo di reagire di fronte alle avversità, ognuno di noi vorrà osservare la fine del mondo ascoltando un certo brano, o un certo genere.
Qualcuno si godrà il momento osservando, come in un film muto, la forza della natura che imperversa sull’uomo e si abbandonerà alla voce penetrante di Jonsi e al climax ascendente di Ara Batur (Sigur Ros, 2008), protetto dalle sue cuffie insonorizzate. Qualcun’altro affronterà da buon spartano l’ira funesta di madre natura, prendendo a pugni i meteoriti con un braccio degno di Hellboy e sentendosi protagonista stoico del proprio film, scandito dai colpi di tamburo di We Want War (These New Puritans, 2010).
Ci sarà, poi, chi si porrà delle domande, penserà a cosa li aspetta e accompagnerà quegli ultimi istanti facendo come a capodanno il più classico dei Final Countdown (Europe, 1986) e chi, invece, farà dei bilanci e si darà delle risposte, senza rimpianti, con la fermezza di chi ha sempre preso le sue scelte e potrà dire “I did it My Way” (Frank Sinatra, 1969).
Sicuramente quelli con la maggiore disponibilità economica avranno già prenotato la navicella spaziale, fatto scorta di cibo liofilizzato e barrette energetiche e lasceranno il pianeta Terra, osservando dall’alto i meno fortunati abbandonarsi alla colonna sonora del giudizio universale -per eccellenza- il Dies Irae (Giuseppe Verdi, 1874) o ai Carmina Burana (Carl Orff, 1935).
Infine, i più indifferenti, che della morte e della fine del mondo se ne strafregano perché hanno già realizzato tutto quello che si erano prefissati di fare, o semplicemente perché troppo sbronzi per preoccuparsi, probabilmente si ritroveranno con una birra in mano immersi in un allegria danzereccia a cantare “It’s the end of the world as we know it, and I feel fine” (R.E.M., 1987).
Ma queste sono solo alcune delle possibilità, poi ognuno è fatto a modo suo… non punterei un centesimo sul fatto che non esista qualcuno che sceglierebbe di morire ascoltando il Pulcino Pio!
Buon apocalisse a tutti