L’intervista di oggi è con Pietro Dema, giovane dj e producer italiano che abbiamo avuto modo di conoscere, ed apprezzare, durante una sua apparizione a Barcellona quest’anno durante il Sonar insieme a Paride Saraceni.
Ciao Pietro grazie della disponibilità! Hai iniziato a lavorare prima come producer o come dj?
Grazie a voi per l`invito ragazzi! Ho iniziato prima come produttore, avevo 14/15 anni e per natale mi ero fatto regalare un software per fare musica, ormai non piu in commercio e obsoleto rispetto ai programmi di oggi. In quegli anni ho iniziato a imparare le basi delle produzioni e mi divertivo sopratutto a fare mashup e bootleg. In pochi mesi alcuni di questi lavori sono stati passati su radio deejay e qualcuno si è interessato a me invitandomi in alcuni locali di Milano, cosi ho iniziato a suonare anche fuori dalla mia “cameretta”.
Cosa pensi dei “ghost producer” ? Alcuni tuoi colleghi criticano fortemente questa pratica, tu ritieni che al giorno d’oggi la figura del dj debba per forza essere legata alle produzioni?
Sono di parte essendo io stesso un ghost producer. Ormai sono un paio d’anni che diversi dj mi chiedono di lavorare per loro e non trovo la cosa così negativa come molti dicono. Alla fine fa parte del gioco, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Come nella vita di tutti i giorni c’è sempre chi cerca una scorciatoia, ma a mio parere il successo arriva quasi sempre per chi ha talento e lavora sodo. Sfortunatamente, nella scena commerciale, alla questione dei ghost producer si è aggiunta quella dei set preregistrati per le serate dando una connotazione negativa alla figura del dj.
Penso che nell`ambiente techno la situazione sia ancora genuina, esistono moltissimi dj che attualmente non producono ma sono comunque fortissimi, come Ralf ad esempio. Produrre in studio e suonare nei club sono due modi diversi di esprimersi attraverso la musica e un artista deve sentirsi libero di farlo come preferisce quindi non vedo le due cose per forza legate.
Una domanda che facciamo spesso ai nostri connazionali: Tu come definisci la scena techno italiana in questo momento?
Sono cresciuto seguendo la scena techno di Napoli e sono felice che ancora oggi i dj italiani sono tra i piu apprezzati nel mondo. Non smettiamo di sfornare talenti, come luigi madonna, raffaele attanasio, giorgio capuno, faraone e molti molti altri, oltre a tutti i nuovi eventi e festival che nascono ogni anno. Questo significa che c’è molta voglia di fare in questo ambiente, peccato però che, a parte rare eccezioni, i club del nostro paese preferiscano prendere troppo spesso guest stranieri invece di puntare sui nuovi prodotti nostrani. Quindi mi spiace molto vedere anche nella scena techno italiana quella che viene definita comunemente “una fuga di cervelli” all’estero.
Argomento piccante: l’utilizzo dei campioni e sample di altri artisti. Il “feticista” del copyright lo vede come un furto, mentre l’artista lo vede come una rielaborazione di un suono per dar vita ad un nuovo pezzo. Dove ti schieri?
Ho sempre visto il dj come un artista in grado di realizzare un percorso musicale mettendo assieme tracce e manipolando suoni al fine di creare un qualcosa di nuovo e unico che possa trasmettere delle sensazioni. Non vedo quindi differenza nel creare suoni da zero rispetto a modificare suoni già esistente, l’importante secondo me è il risultato finale, ovvero dare vita a qualcosa di completamente nuovo.
Cosa ascolta un dj come te quando è in viaggio? rimani addicted al tuo ruolo o spazi su altre sonorità?
Come da piccolo ascoltavo molti generi diversi, ancora adesso tendo ad ascoltare di tutto. Lo trovo anche utile per trovare nuove idee e ispirazione. Ma soprattutto l’importante è che mi piaccia!
Il passo più importante per un dj/producer adesso è “uscire” dal proprio studio e approdare su label importanti per ampliare i propri orizzonti lavorativi. Qual’è stato il disco che ti ha permesso di fare il salto di qualità nella tua carriera?
Sicuramente il mio ep “Framing” uscito l’anno scorso sulla label di Dubfire “Sci+Tec”. Ho notato con piacere che c’è stata una grande attesa per questo disco ed è stato apprezzato molto sia dal pubblico che da numerosi dj. La cosa positiva è stata che questa release ha portato molti a scoprire il mio sound e quello che avevo fatto negli anni precedenti. Inoltre ha dato il via a un’amicizia e una collaborazione continuativa con Dubfire e tutta la famiglia Sci+Tec.
Obbiettivi e progetti nel tuo futuro: produzioni, collaborazioni?
Tantissime cose in cantiere! Proprio in questi giorni è in uscita il mio secondo disco su Sci+Tec poi seguiranno delle nuove release su Terminal M, Great Stuff, Formatik, MB Elektronics, Trapez e molto altro.
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Pietro Dema per Undernoise.it
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