La nostra chiacchierata virtuale di oggi è con Alex D’Elia. Alex, padre fondatore di Frequenza Records, è presente da ormai parecchi anni nella scena italiana ed ha collaborato con i più grandi nomi del panorama internazionale, vantando release sulle più importanti etichette come: Frequenza, Definitive Recordings, Armada, 1605, Respekt Recordings,Natura Viva 3rd Wave, Sleaze Records (UK), Craft Music, Blu Fin, Parquet, Rekluse (by Fergie), King Street Sounds. Andiamo a sentire cosa ci ha raccontato Alex nella sua intervista!
Ciao Alex! come si è evoluto il tuo approccio alla consolle rispetto a quando avevi 15 anni, sei rimasto fedele al vinile?
Ciao Ragazzi,è un piacere essere vostro ospite 🙂 cominciamo subito:
Allora, rispetto a quando avevo 15 anni si sono evolute tantissime cose e purtroppo devo dire che non sono rimasto fedele al vinile anche se ne ho una grande collezione e sono tuttora un appassionato e acquisto in vinile i brani che mi piacciono davvero tanto, è il mio modo per ricordare l’esistenza di questi brani con il passare del tempo, così da poterli riascoltare, risuonare o farmi semplicemente ispirare, e in quanto label manager ho sempre prodotto parte del catalogo delle mie labels in vinile, perché quando il prodotto è buono merita di rimanere sul mercato per un po più’ di tempo e non sparire immediatamente ed essere dimenticato dopo poco come succede con il digitale..il digitale ha dato grandi possibilità’ ma forse ha tolto anche un po’ di passione.
Alex, non solo dj e producer ma anche label manager, ci racconti (in breve) la storia che ti ha visto protagonista con Frequenza Records fino ad arrivare ai giorni nostri con il nuovo progetto Ready2Rock?
Frequenza è nata nel 2009 era parte di una società che gestiva varie etichette di cui eravamo 3 soci il sottoscritto, Gary Caos (noto produttore house) e Nihil Young. Io e Nihil ci siamo occupati fin da subito di Frequenza, la label aveva l’intento di portare un po’ di innovazione nel panorama italiano e dare la possibilità’ alla nostra musica e alla nostra sperimentazione di trovare uno sbocco, senza che altre persone mettessero bocca sulla nostra musica. Insomma farla uscire come veniva e come ci piaceva, seguire una scena techno,elettronica, comunque alternativa. Abbiamo avuto parecchi successi e collaborato con grandi artisti come Maetrik ,Lutzenkirchen, Ramon Tapia, Pig & Dan… la lista è lunga…ed è stato un grande periodo ,abbiamo conquistato molti traguardi e ci siamo divertiti molto, ho dei bellissimi ricordi e sono cresciuto molto professionalmente. In seguito, come su tutte le cose, ci sono evoluzioni, le sinergie cambiano e con queste anche le esigenze di ognuno, per cui abbiamo deciso di intraprendere strade diverse ,per poterci dedicare più appassionatamente ognuno alla propria musica e alla propria carriera. Ringrazio Nihil e Gary per la splendida avventura,stanno facendo tuttora un grandissimo lavoro e ne sono molto contento.
Alla fine del 2013, nasce Ready2Rock, la mia label personale, dove posso scegliere di fare uscire la musica che più mi piace sperimentare. E’ una piattaforma dove mettere in mostra nuova musica, dove non si guarda alla quantità, ma alla alla qualità ed originalità, dove non ci sono vincoli di generi e si fa uscire quello che ci piace (quello che sopratutto andrò a suonare). Confido che con questa attitudine non mancheranno sicuramente i successi, già ci siamo fatti notare nelle chart di beatport con i singoli prodotti in collaborazione di Marco Maniera “Control Your Body” e “Reverse One” e anche una grande traccia di Daniele Mannoia – Charlemagne, sono molto contento anche di nuovi talenti come The Southern e Evan Espinoza…intanto colgo l’occasione per ringraziare i miei collaboratori Andrea Doria, Norbert Davenport e Matthew Place che con le loro idee e il loro supporto rendono possibile la crescita’ di Ready2Rock.
Cosa è cambiato nella gestione di una label con l’avvento del digitale e di Beatport?
Cosa è cambiato? tutto e niente, sicuramente il volume di vendita, ma anche di spesa e di investimento, che sono entrambi diminuiti. Prima bisognava pensare bene a cosa fare uscire perché quando stampi un vinile, il costo è molto alto (oggi giorno abbassato anche questo) e non potevi permetterti di sbagliare, certo i risultati e gli incassi erano molto diversi- più sostanziosi – oggi puoi fare uscire un po quello che vuoi, un uscita digitale non costa niente, se non il tempo che ci dedichi, promozione, upload, contratti etc. Ora dall’ufficio o con un portatile puoi fare tutto, e seguire il lavoro ovunque tu sia, da ascoltare la demo a metterla in commercio. Fondamentalmente è cambiato questo, il resto è rimasto uguale: scegliere i brani giusti da mettere in vetrina, licenziare il brano che spicca a major labels e via dicendo. L’iter è pressoché inalterato, è cambiato solamente il volume di rischio e di introito.
Nel 2014 ormai la linea di demarcazione tra il dj e il produttore si è fatta sempre più sottile, Alex secondo te un dj talentuoso può emergere senza essere necessariamente un produttore o il binomio ormai è diventato inscindibile?
Beh devo dire che ormai il binomio è diventato indissolubile. Purtroppo al giorno d’oggi un DJ talentuoso deve essere anche un produttore talentuoso, un po’ come in molti casi un cantante è anche un musicista. Ormai ci si esibisce solamente grazie ai dischi che si fanno: se entri in classifica e se fai uscite con labels prestigiose, allora arrivi ad essere visibile sui media: youtube, soundcloud, beatport, a volte radio e nelle playlist dei big djs. Così ti rendi visibile alla gente e gli dai modo di diventare tuo fan e seguire la tua musica, in ogni caso, da questo lato, credo sia cambiato poco.
Ho cominciato a fare dischi a 17 anni, con la musica trance, lavorando per Ministry of Sound per Polydor e per parecchie MAJOR Labels di quel periodo, dove già Aarmin, o Tiesto facevano dischi, mentre in ambito techno e house i nomi erano quelli di: Adam Beyer, Plastikman, Danny Tenaglia etc. Penso che se la tua ambizione è diventare un artista internazionale chiaramente devi avere qualcosa da dire,e non c’è cosa migliore di un disco per attraversare l’etere, l’oceano, e far arrivare il tuo talento in tutto il mondo, questo ti fa varcare il confine. Anche 20 anni fa era la stessa cosa, certo potevi lavorare bene ed essere un dj resident o diventare famoso nel tuo territorio come tanti dj italiani hanno fatto, vivere bene e farlo come mestiere, ma non potevi fare più di questo. Oggi l’unica cosa che è cambiata è che ci sono pochissimi locali, i resident di solito sono gli organizzatori quindi suonano loro e le cifre di un resident sono pressoché ridicole per cui oggi l’esibirsi è il riflesso dei tuoi dischi. Fare il dj è correlato al successo dei tuoi dischi, come ho detto prima è come un cantante che incide l’album per poi fare il tour cantando le proprie canzoni, il dj è diventato la stessa cosa un artista a tutti gli effetti, per cui oggi è necessario essere un buon produttore.
Con la tecnologia disponibile al giorno d’oggi produrre una traccia è possibile anche senza avere grosse strumentazioni. Ritieni che il digitale abbia portato ad un abbassamento della qualità produttiva aprendo le porte a producers improvvisati o invece pensi che abbia permesso a nuovi talenti di farsi strada che altrimenti non avrebbero avuto la possibilità?
Ovviamente come in tutte le cose la verita’ sta nel mezzo, diciamo che il progresso è inevitabile, come l’avvento delle nuove tecnologie, per cui, un fatto da accettare è che il mondo va avanti ed è normale che tutto si sarebbe evoluto e spostato in rete o comunque in un mondo dove tutto è multimediale. La velocità’ con cui comunicare comprare e condividere diventa’ una necessitaà. Detto questo credo che abbia portato giovamento, una nuova linfa, ed ha permesso a molti bravi dj di emergere e di diventare famosi più in fretta di un tempo. Ora se fai un buon disco diventi famoso in un tempo relativamente breve, poi come sempre, devi essere bravo e dimostrarlo. Il supporto in questo caso non conta, anche all’epoca del vinile, cerano i dischi belli e i dischi brutti, forse ci si dedicava molto più tempo alla produzione e si prestava più attenzione all’idea perché il disco costava molto alla casa discografica e ci pensavano 5 volte prima di stamparlo, quindi cercavi sempre di avere una buona idea da proporre…pero’ i dischi brutti sono sempre esistiti ahahhaah.
Ovviamente oggi ci vorrebbe un pochettino di controllo in più’, ultimamente l’intasamento sta diventando inopportuno, credo che un limite sia necessario, un minimo di standard di qualità’, se non arrivi a questo standard questa una label viene bocciata. C’è il rischio che si arrivi ad una situazione di grande caos che rischia di non giovare più a nessuno, Nonostante questo, sono favorevole al digitale, ma sono anche del parere che un’artista debba innanzitutto capire che fare 20 tracce al mese o 5 ep al mese scadenti non portano quanto un bell’EP di 3 tracce benfatte in una buona label…quindi: meno stress, più cura del lavoro e meno quantità! questa è la mia opinione 🙂
Alex hai prodotto e collaborato con grandi nomi della scena, come è stato lavorare con il padre fondatore della Plus 8 (John Acquaviva) ? e con chi ti senti al momento più legato in ambito lavorativo?
Beh che dire, è stato molto interessante vedere le abitudini di persone che hanno fatto qualcosa di grande per la musica da club e che hanno realizzato i loro sogni trasformando una passione in un grande business. Ho imparato che l’umiltà e l’ascoltare tutti può sempre far nascere un’idea nuova; che svegliarsi presto la mattina e fare sport è essenziale per il nostro corpo e ti da più energia durante il giorno; che bisogna riuscire ad organizzare bene i tempi da dedicare allo studio e i tempi per l’ufficio e sopratutto che nei dischi ci va sempre e un’idea, oltre che allo scambio di pensieri e di opinioni che va al di la di qualsiasi cosa e ti lascia veramente qualcosa di grande. Posso elencarvi gli artisti che ammiro di più in questo momento e che seguo da molto tempo, che secondo me sono veramente dotati di grande talento: Jay Lumen, Dusky, George Fitzgerald, Coyu, Technasia. Ce ne sono parecchi ma non così tanti capaci di rimanere al top della scena nel tempo, io li seguo, li ammiro e cerco di imparare dal loro modo di evolversi.
Una domanda ricorrente: la scena musicale underground italiana è in pericolo?
mmmm La scena underground Italiana esiste ancora? hahaha… dal momento in cui si arriva al n.1 di una classifica techno, tech-house o altro e si comincia a vendere non penso ci si possa considerare ancora underground. I grandi nomi techno o tech house oggi sono dei brand, indifferentemente dalla musica che suonano o producono, sono presenti negli stessi festival di chi fa altro genere, per cui oggi la strada per essere famosi è fare dischi che vendono. Nel momento in cui un disco vende si può essere considerati un buon dj techno o un buon artista techouse o house o deep house, ma dal momento in cui tale dj diventa conosciuto non credo si possa più parlare di underground. Possiamo definirlo un artista che suona musica un po’ meno commerciale ma che in realtà’ è comunque main stream. La scena underground si basava su altri principi, l’artista non doveva essere per forza famoso, si chiamava per la musica che faceva, convinti che sarebbe piaciuto al pubblico, il club proponeva un artista nuovo e siccome chi organizzava aveva cultura, la gente si fidava e andava, convinti di non rimanere delusi e così’ si creava il nome di quel CLUB. Nella scena underground era il club che portava il dj a farsi conoscere alla gente,non il contrario. Ora ai club (sopratutto italiani) serve il nome che tira altrimenti non stanno in piedi, per non parlare di tutte le lobby formate delle agenzie: oggi tutto è manipolato e chiaramente gli italiani sono da sempre i capostipiti dell’intrallazzo, talentuosi sia nel creare che altrettanto nel distruggere. Detto questo credo che, la cultura vera e propria dell’underground in Italia sia morta da tempo, ma abbiamo sempre vissuto di mode provenienti da altri paesi, per cui, ora che mi ci fai pensare, non so nemmeno se in Italia sia mai esistita una vera e propria scena underground.
Per concludere, a cosa stai lavorando adesso? quali sono i tuoi progetti per il futuro prossimo?
Ora dedico gran parte del mio tempo alle produzioni e allo stare in studio, sto preparando vari Ep, uno per una label importante, ma ancora non posso accennare, e poi varie collaborazioni con Marco Maniera, Norbert Davenport, Andrea Doria, Lipstick Guys. Nel futuro prossimo Ready2Rock rilasciera’ un Ep molto potente,pieno di sonorità’ analogiche prodotto dai Chromosonic e conterrà’ il remix di Mark Reeve,ci sono tanti progetti in lavorazione e una collaborazione con un cantante ex leader di un famoso gruppo. Insomma tanta carne sul fuoco e sicuramente la direzione sara’ più melodica,con più contenuti e meno techno per quanto mi riguarda..
Grazie ragazzi,è sempre eun piacere rispondere alle vostre domande,un saluto caloroso a tutti gli amici di Undernoise!! CIAAAAOOO!!
Alex D’Elia per Undernoise.it
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