Siamo vicini al fallimento di Beatport e Tomorrowland?
La notizia che circola in rete da qualche ore è una di quelle che può generare scompiglio nel mondo della EDM. Ma facciamo una breve crono-storia della faccenda.
Il 2013 sembra essere considerato l’anno in cui il movimento EDM si consacra oggettivamente come tendenza di culto mainstream, anno in cui la SFX Entertainment del paperone Robert Sillerman si mangiauna notevole parte (garantendosi le quote di maggioranza) delle società che gestiscono: Beatport (operazione da 50 milioni di dollari) e alcuni dei festival più importanti al mondo come il Tomorrowland, Stereosonic, Electric Zoo, Creamfields, Nature One etc. SFX Entertainment diventa di fatto il player principale nel business dell’universo elettronico. La domanda che si sono posti in molti è stata se: è il movimento EDM che diventando così famoso ha portato SFX ad essere il big player del mercato, oppure sono stati gli investimenti di SFX che hanno portato al successo planetario della EDM? Riflettiamoci.
Come lascio a voi la riflessione sul fatto che – nella mente di Sillerman – Beatport dovrebbe diventare un “contenitore unico” per tutto ciò che riguarda il movimento dance, andando ad offrire: la nuova musica, facendo promozione ai festival, diventando un network di vendita di biglietti festival. Avete fatto caso al rinnovamento del beatport store e di beatport.com nell’ultimo anno, vero? Quindi tutto ciò porterebbe a una sorta di monopolio? Oddio, SFX potrebbe basarsi sulle indicazioni di Beatport (charts) in merito alla popolarità dei DJ, il che porterà di riflesso ad influenzare il booking degli stessi nei festival che putacaso sono di proprietà SFX. Scenari ipotizzati da A Survival Guide for Making Music in the Internet Age.
Torniamo alla nostra cronostoria, nel 2014 SFX Entertainment diventa una società quotata in borsa, vi ricordate la pagliacciata di Afrojack che apriva una sessione del NASDAQ? Ecco, era per “celebrare” tale avvenimento. Il prezzo di vendita di un’azione del colosso elettronico era di circa 12$, quotando la società a circa un miliardo di dollari (centesimo più centesimo meno). Le cose sembravanno andare a gonfie vele, ma il titolo da quel giorno ha iniziato una lenta planata verso il basso. Tutto ciò non è altro che il riflesso dell’andamento di certe “situazioni aziendali” che vedono nel 2015 SFX costretta a vendere ingenti pacchetti azionari per risanare delle perdite dovute a scelte sbagliate o a sfighe varie come certi festival (TomorroWorld) non andati a buon fine causa maltempo con conseguenti mancate esibizioni, penali, rimborsi ticket e cazzi vari.
Ora facciamo un saltino al 1 febbraio 2016 e cerchiamo su google “quotazione SFX Entertainment”
Et voilà: siamo passati da 12 dollari a 7 centesimi:
il che in parole povere significa che c’è parecchia puzza di bruciato e che il tacchino in forno cucinato dal signor Sillerman è da buttare forse!? Stando alle ultime indiscrezioni Forbes parlava di un debito di oltre 250 milioni di dollari, cosa che si è palesata lunedì con la presentazione di istanza di bancarotta, con cui SFX chiede di avvalersi del Chapter 11 (legge fallimentare statunitense) per risanare un debito di 300 milioni di dollari. (Wall Street Journal)
The beat goes on?
Sul blog di Beatport, sembra che la tempesta che si sta abbattendo alla SFX non tocchi in alcun modo la piattaforma verde, che dichiara di essere in continua espansione e che tutto continuerà come niente fosse: release, servizi di streaming, pagamenti alle label etc. Staremo a vedere che succede nei prossimi giorni.